L’inatteso: Raffaela Fazio

The Deep, 1953 by Jackson Pollock

The Deep, 1953 by Jackson Pollock

Raffaela Fazio ancora una volta ci stupisce con una serie di riflessioni poetiche: dopo “la cura”, stavolta si dedica al tema dell’Inatteso.

L’INATTESO

L’inatteso può visitarci nella forma della Bellezza, che, sfuggente, si fa riconoscere per il senso di gratitudine che ci lascia.

 

È comparso inatteso

sul ciglio del cuore innevato

il senso di un grazie.

Poi un altro

e un altro

leggero.

Tracce bianche di un’alta Certezza.

Quale fosse

ho scordato al risveglio.

Ma ogni grazie

è l’orma di un passo

che dice:

qui è venuta Bellezza.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

L’inatteso può essere uno squarcio che mette in crisi convinzioni e abitudini, che smuove le acque del noto e del familiare, ma che, proprio facendolo, ci avvicina alla verità.

Il saggio

Mi disse un saggio:

Per anni in me ho curato

l’aderenza,

paziente dipanarmi

in somiglianza al centro

sorgivo d’ogni moto.

Fu un caso

però la trafittura.

Non era il loto bianco

ma serpe nell’acqua limacciosa

che dava luce pura

a un passo non più franto.

(da A garante il mistero)

***

L’inatteso ha dunque forza rivelativa.

Risuscita il profumo da un istante

e da un profilo a distanza

lo sparo

d’inattesa somiglianza

che snida chiassose dai rami

le cose che temi o che ami.

(da A un filo più lento)

***

Invece

Tra le fronde che credevo

omertose cortigiane

ho visto invece

senza strascico

di luci il cielo

 

come dietro lo sbracciarsi

da scagnozzo

di un vecchio desiderio

ho scorto in un cantuccio

un punto fermo

un tozzo di silenzio

simile alla serenità.

 

E dentro al Sì nuziale

della promessa più ambiziosa

il tacito regale assenso

di un’altra povertà.

(da La boite)

***

La sorpresa provocata da ciò che è “fuori posto” (perché non corrisponde alle nostre attese) ci consente spesso, paradossalmente, di vedere meglio, di vedere quello che prima si celava.

Forse per te

sono una mano diversa di tintura

il vaso fuori posto che è a suo agio

l’alone al muro

lasciato dalla cosa quando è tolta

(che cosa non si sa).

Ma forse tra visione e forzatura

a volte sono il limite risolto.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

Arredo

Con gli occhi arredo

questa casa di famiglia

che il kairos mi promette

(ad ogni suo congedo).

Raddrizzo sul terrazzo

il vecchio cielo.

Ripongo tra le foglie

asperità di luci

e tra le ciglia

quel poco di fatica che non duole.

Con gli occhi sposto in tempo

le tende dell’azzurro

per scorgerne le vene

in moto usuale.

Ma quando ecco mi pare

che ci siamo

che l’attimo è a grandezza naturale

davanti

a tutto campo

si frappone

il Fuori-Posto.

E come macchia scura

contro il sole

nel mentre si fa ingombro

mi libera la vista

sul reale.

(da A garante il mistero)

***

Vedere degli altri la luce di fianco
il retro di un’arte il dopo lavoro
la veste festiva in attesa
sullo schienale

e unito al nostro profilo
richiesto
concederne un altro in omaggio
una non adesione

quasi andando a cercare un paesaggio
ci offrisse uno scorcio
un gratuito abisso

un più vero dissesto
di percezione.

(da L’arte di cadere)

***

Inattesa è anche quella conoscenza che ci offre l’amore, perché sempre rigenerante e rigenerata.

Mi aspettavo cortili scale corridoi.

Ma al nostro primo incontro

a piedi pari

è stato svelto il salto nel pomerio.

E dentro era la terra in fumo

arresa

al nostro stare

quasi una stufa in ghisa

e intorno capannelli

d’istinti mendicanti.

Ho visto i tuoi occhi interi

il sonno delle dita

quasi le conoscessi da una vita.

Scottava dolcemente ogni non detto

(il tempo è fausto):

segreto come brace

e familiare

giravi caldarroste nel mio cuore.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

Goccia sprovvista

del destino.

Chiarissimo cammino:

diritto era lo stelo

che mi ha condotto a te

stagliata foglia.

Ma è quando ti ho raggiunto

che tra le nervature

ho perso il cabotaggio

l’antico orientamento

per farmi tempestoso labirinto.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

Scegli il luogo

per la pausa del respiro

le fiancate dei ponteggi da innalzare

cerca dove vuoi il riparo d’emergenza

il cortile di passaggio

i loggiati delle ortensie

e la stanza da vietare

pensa bene al giusto posto

per quell’ora che s’insinua

tra le notti

per la pietra che fra tutte è più porosa

ti do il corpo pieno e teso

lo puoi usare

già a distanza

ma se sbagli coordinata

si sbilancia

crolla inghiotte impalcature

però resta

il contorno di un fragore

sciolta sagoma di un’anima

che è in festa

se da lei poi ricomincia

sempre e quando lo vorrai

un più intenso

ambrato gioco di shanghai.

(da L’arte di cadere)

***

A volte si oppone alla vitalità dell’inatteso il tentativo di arginare l’imprevisto, che è comunque vano. È un tentativo che viene da tutto quello che vuole darsi forzatamente una forma riconoscibile e riconosciuta.

“Ufficialmente”: che brutta parola.

Se ne fa beffa

l’aurora boreale dai baffi ballerini

lo spiffero tra i cieli

il mantice che accende l’imprevisto.

“Ufficialmente”: parola obesa e nana

senza gusto.

Eppure bacchettona

rimette tutti quanti al loro posto.

E mangia di nascosto

dalla dispensa

d’ogni sciatto ardore.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

L’inatteso può arrivare come un riscatto.

Ci sono volti come vicoli ciechi.

Ma dietro a portoni biechi

in fondo a scurrili androni

sgambetta lucente l’assoluzione

di un cortile.

E dopo notti d’insospettate abiure

dal chiuso della carne

in punta agli scuri

di colpo s’apre il lucore

disadorno

della neve.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

L’inatteso può arrivare come una speranza.

Grecale

C’è in me qualcosa che s’alza

ricade s’innalza di nuovo.

Uno sbalzo

prima del tacito assembramento.

Un tamburellare improvviso

della tempia

sul suo fragile orlo

come un campo

preso al margine

dal suo più forte

vento.

Ma poi anche il vento

come ogni morte

cessa.

E quando cessa

mi lascia dove s’arresta:

una pendenza una cresta un pianoro

una parte di me

dove la speranza che torna

non è più la stessa.

(da L’arte di cadere)

***

L’inatteso può arrivare come un gesto che cambia il segno al nostro stare nel mondo.

(per mia mamma)

Professoressa di matematica

insegnavi calcoli e precisione.

Eppure mi ricordo un giorno

hai cambiato il segno

del mio voluto esilio.

Hai bombato le linee

e barato l’equazione.

Hai cancellato una pioggia fine fine

quando al posto delle ascisse

nella mia stanza hai messo

un vaso di pratoline.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

L’inatteso è anche una realtà che ci investe di colpo o che si ramifica pian piano, come quella della maternità, inconoscibile se non attraversata.

Mi è nato un figlio

e una cosa tutta nuova

che si chiama sempre amore

per mancanza di parole.

Così forse

avverrà in noi

una stessa mutazione

solo quando

per mancanza di pensieri

chiameranno la nostra vita

morte.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

L’inatteso per eccellenza è Dio.

Ossimoro incarnato

che da noi vuoi ancora

meraviglia.

O Dio dei diademi

e dei fondi di bottiglia.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

Questo Dio

è un fecondo

subbuglio migratore

e il suo Nome

uno stormo

che pare scomporsi

ma tesse

filamentose aurore.

(da Per ogni cosa incompiuta)

***

Noch Mehr

Aiutami

-né più né meno-

a spingermi

verso la notte come un ramo

che sotto la prima coltre

non scorda il sole

né cerca oltre.

Solo si muove

e vede

che un giorno ci sarà

una sorpresa in più

che non delude.

(da A garante il mistero)

E lo stupore dell’inatteso- credo- non finirà mai di accompagnarci.

Credo.

Credo che il giorno già viene.

Ma non lo vedo.

Né credo

sarà un profilarsi d’ordito.

Piuttosto

credo

in un rado

stupito

disfarsi di nodi.

(da Per ogni cosa incompiuta)

 

 

 

 

 

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